Entra in te,
nel luogo ove
non vi è più alcun pensiero
e fa sì che nessun pensiero sorga!

Là ove nulla è,
la pienezza.
Là ove niente più appare,
l’apparizione del Sé.
Ecco la meditazione!

La meditazione è un’arte eccelsa che dispiega le profondità dell’essere, armonizzando corpo, mente e spirito. Il requisito fondamentale è innamorarsi di quest’arte e la meditazione è una vera storia d’amore, la più importante storia d’amore per la libertà. In quanto forma di relazione interiore, la meditazione richiede un coinvolgimento profondo, integro e coerente, in cui la mente è interessata così intensamente da divenire l’oggetto stesso del suo interesse.

Il meditante e l’oggetto di meditazione si fondono in un’intimità talmente segreta che tutto si dissolve, si abbandona ogni ricerca, si lascia il sogno, si perde ogni speranza e ciò che rimane è l’inestimabile libertà. Libertà dall’assoggettamento all’ignoranza, dalla tirannia mentale che ci costringe in una realtà fittizia, basata sul pensiero involontario e le reazioni emotive che costantemente l’accompagnano, causa di continuo dolore.

La meditazione è liberarsi da quel dolore che è associato all’esistenza sempre mutevole. Se non si trova una base immutabile, un equilibrio perfetto in qualche modo e in qualche dove, non si ha nessuna possibilità di sfuggire al dolore. La meditazione fornisce quella conoscenza che c’è una base immutabile ed offre il modo in cui contattarla.

Quando cominci a realizzare che stai sognando,
cosa accade? Ti svegli!

Neeraja

Siamo sopraffatti dalla sofferenza che proviene dal costante cambiamento delle situazioni, delle relazioni e degli oggetti, ma soprattutto e specialmente, degli stati mentali. Il continuo accumularsi di pensieri e desideri irrealizzati crea agitazione, instabilità, disordine, il che viene sperimentato come sofferenza. Nella meditazione impariamo come calmare tutta l’agitazione.  Al di là di questo movimento mentale, c’è uno stato infinitamente stabile, saturo di pace, che è la nostra vera natura. Questo stato è chiamato, appunto, meditazione.

In che modo calmare la mente e come contattare la nostra vera natura, il nostro Sé, lo stato di pace, viene insegnato da migliaia di anni da maestri di ogni tradizione.

Cinquemila anni fa, Arjuna chiese a Krishna,  “La mente è come l’aria. Se cerchi di afferrare l’aria con la mano, non ci riesci.
Il pugno si richiude nello spazio vuoto. Come faccio a controllare qualcosa che non posso nemmeno catturare?”.
E Krishna rispose,
“Per mezzo di abhyasa, la pratica spirituale, e per mezzo di vairagya, il distacco”.

Imparando a non alimentare attaccamento verso gli oggetti mentali, impariamo il vairagya, il distacco e di conseguenza riusciamo a controllare la mente nel modo più naturale.

Per quanto riguarda abhyasa, la pratica spirituale, sappiamo che la natura della mente è movimento, nel rincorrere sempre esperienze del passato.

Il cicalio mentale continuo è un flusso costante di idee, pensieri e desideri passati che intrappolano l’attenzione nel passato.

Krishna impartì al suo allievo Arjuna l’insegnamento fondamentale dicendogli: “Ovunque la mente va, riprendila e stabiliscila in Me” Questa è abhyasa, la pratica spirituale.

Krishna rappresenta quella base immutabile, il silenzio puro, il Sé. Ogni volta che la mente vaga, va riportata sul Sé.  La mente sorge dal Sé.

È tutto ciò che serve sapere e fare.  Prima o poi la mente imparerà dimorare nel Sé, rimanere  nella pace, senza ritrovarsi più nei guai, nel vagare senza meta e indulgendo negli attaccamenti del passato

L’intera esistenza è un’espansione di infinita consapevolezza beatifica

Nel mondo sono tutti infelici perché tutti costantemente assoggettati a questo continuo movimento proteso a sperimentare il passato, le esperienze vissute. Meditare significa trascendere il tempo. Svuotare la mente dal tempo è il puro silenzio della meditazione.

Il puro silenzio sorge quando il pensiero, con tutte le sue immagini, tutte le sue parole, tutte le sue percezioni, cessa e lì inizia la vera meditazione. Se per mezzo di una pratica diligente, si riesce a permanere in quello stato di assoluta quiete, in cui nessun pensiero o idee del passato vengono più animate, ci si rende conto di qualcosa che non si è mai visto prima di allora. Una vasta immensità che non ha forma, che non ha nome. In quell’infinito cielo interiore non serve fare più sforzo, non serve più cercare di controllare la mente, cercare il silenzio, la pace. È già lì. Quella fonte di gioia, di beatitudine, è sempre stata lì, ma, occupati con altro, non riuscivamo ad apprezzarla. Quella fonte è la fonte stessa dell’energia che permette alla mente di pensare, all’intelletto di discriminare. Ogni cosa sorge da quella fonte che è l’ignoto, il Sé. Tutte le onde sorgono dall’oceano dell’ignoto.

L’impedimento fondamentale è cadere vittime delle forze di attrazione e di avversione. Il desiderio prende tanta energia. Veniamo attratti da ciò che la nostra mente giudica ‘bello’, e tutto ciò che è desiderabile differisce da persona a persona, da creatura a creatura. Un diamante non ha alcun valore nelle mani di chi non è in grado di conoscerne il valore. Per lui è solo una semplice pietra. Ma quando la mente lo valuta come un diamante prezioso, questo pezzo di semplice carbone diventa improvvisamente di inestimabile valore.

La meditazione è quella consapevolezza neutra che non interferisce e che si rivela quando c’è totale libertà dalle interpretazioni, dalla narrativa mentale, dal desiderio. Senza questa libertà che è conoscenza di ciò che siamo in verità, la meditazione non può ‘accadere’. E fino a quando c’è ‘scelta’, c’è desiderio, non è possibile la libertà, la conoscenza. La scelta implica un conflitto che impedisce la comprensione di ciò che è.

Nella meditazione si rimane in uno stato senza scelta, senza interpretazioni, senza desiderio; solo allora la meditazione ‘accade’. Se uno decide di volere un ‘diamante’ di cui ha sentito parlare, per esempio il ‘silenzio’, allora dovrà attivarsi a raggiungerlo facendo enormi sforzi per calmare la mente. Ha scelto di lottare per qualcosa che si chiama ‘silenzio’. Ha deciso che il ‘silenzio’ è desiderabile e quindi farà tanto sforzo a cercare di raggiungere quello stato desiderabile. Ma se uno si pone una meta, una scelta e lotta per ottenerla, rimarrà sempre incastrato nella mente.
Gli sforzi saranno mentali e quindi anche il risultato sarà un’esperienza mentale.

Se vogliamo il vero silenzio, lo stato naturale, la vera meditazione, allora la mente non deve essere toccata. Ogni cosa va lasciata essere così come appare, senza scelta, senza animare, senza toccare. Per quanto uno possa scegliere e lottare, l’esperienza della sua vera natura rimarrà nascosta. La pace è già qui, la libertà è già qui. Il vero silenzio si rivela quando si abbandonano tutte le idee di poterlo ottenere e di dover lottare per ottenerlo. In quello stato di arresa, ogni ricerca decade.
Quando si abbandona ogni tentativo di ottenimento, di ricompensa, di ricerca, cosa rimane? Rimane ciò che era già lì, ancora prima che gli si corresse dietro. In quel singolo momento di presa di coscienza di ciò che è, tutto il chiacchierio interiore cessa. E cessa perché è cessato lo sforzo a farlo cessare. In quel momento di assenza di sforzo, ci si rende conto della fonte da dove la mente ha origine. Prima si era impegnati a fare sforzo per controllare la mente ed era proprio questo che complicava le cose. In verità è semplice: c’è uno stato di resa, senza sforzo, senza pensiero e senza scelta; bisogna contattarlo e rimanere quieti lì;
allora ci perdiamo nel silenzio e l’assenza di scelta prenderà coscienza di se stessa. In quell’esperienza di realtà fondamentale, sparisce il meditante,
non rimane nessuno a sperimentare niente e l’intera esistenza viene vista per quello che è: un’espansione di infinita consapevolezza beatifica.

Alla fine è molto facile.
La verità è semplice ed è sempre presente.
Bisogna solo voltare la mente all’interno
e rimanere in quel silenzio.

Il silenzio deve avere la priorità nella nostra vita e tutto il resto di ciò che facciamo non dovrebbe mai limitare la nostra aspirazione al reale. Diventa semplice quando ci innamoriamo della meditazione.

“La saggezza viene con la meditazione.
Senza meditazione la saggezza svanisce.
Avendo capito in che modo
si progredisce e si regredisce,
ci si comporta in maniera
da incrementare la saggezza.”
Dhammapada, 282

“È come se la terra medita,
l’atmosfera medita.
È come se il cielo medita,
l’acqua medita.
È come se le montagne meditano”
Chandogya Upanishad

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