Per circa 25 anni Papaji
si è dedicato alla ripetizione del Nome.

Egli afferma:
“Il Nome è indistinto da Dio.
Chi trova Dio nel cuore, trova il Nome di Dio.
Il Nome di Dio è la sorgente
di tutta la manifestazione”.

“Il Nome è la forma del senza-forma.
La mente dimora
nelle descrizioni di nomi e di forme
e non nello stato in cui
il descritto non è diverso dal chi descrive.
Le descrizione pertengono ai sensi,
e quando seguiamo ciò che ci dettano i sensi,
siamo assorbiti in reazioni emotive.
Ma quando si pronuncia il Nome,
quando il Nome lo si sente nel Cuore,
non c’è assolutamente nulla
con cui coinvolgersi,
nulla di cui emozionarsi,
nulla a cui attaccarsi,
nulla da cui dipendere”.

“Quando ripeti il nome del Signore
lo ripeti con la bocca.
È un suono.
Prima che divenisse un suono, era un pensiero.
Il pensiero è sorto dalla mente,
e la mente ha la sua origine nel Sé.
Ora torna indietro:
dal suono, al pensiero, alla mente
e alla fine al Sé.
Torna indietro là dove risuona il Nome originale.
Da quel luogo, non suscitare alcun pensiero.
Lascia che il Nome ripeta se stesso.
Qui, in questo luogo,
è il vero darshan (visione) del Signore.
Il Nome è il sostrato.
Studia bene la mente così che te ne puoi separare”.

“Ovunque la mente
si focalizza sul non attaccamento,
quel luogo è la dimore del Signore.
Il Nome è la visione fisica di Dio.
L’esperienza del Nome
nell’ego primordiale è shanti, la pace”.

Estratti da
Nothing Ever Happened